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venerdì 29 giugno 2012

CRISI: RISCHIO MA ANCHE OPPORTUNITA'

Ecco la testimonianza di Livia, giovane imprenditrice veronese di 27 anni.


Ciao Livia, ci racconti un pò di te?
Innanzitutto ho lavorato per nove anni come commessa perchè volevo imparare a gestire un negozio, visto che il mio sogno è sempre stato quello di aprirne uno mio. Ho conseguito un diploma come Operatore della moda. Ho inviato numerosi curriculum, ma le grandi aziende mi ignoravano dato che assumevano solo persone con esperienza.


E adesso di cosa ti occupi?
All'età di 25 anni ho deciso di investire in qualcosa di mio. Mi sono licenziata, ho seguito alcuni corsi di aggiornamento e ho aperto la mia piccola attività. Inizialmente si trattava di un negozio di abbigliamento e sartoria.


Quali problematiche avverti in questo momento?
Purtroppo ad un certo momento mi sono dovuta spostare poiché hanno dovuto vendere l'immobile dove lavoravo e con un preavviso brevissimo poiché, purtroppo, non "entravano nelle spese".


Ho trovato subito un altro negozio ma ho dovuto cambiare l'attività in quanto non potevo più rientrare nel settore commercio bensì artigianato perchè se sei iscritto come commerciante hai spese eccessive.
Ho cambiato la Partita Iva e sono riuscita a rientrare nelle spese, "a mangiare", ma non posso assumere nessuno anche se ne avrei bisogno. Ho turni di lavoro dalle 6 del mattino alle una di notte. Se assumessi personale, le tasse raddoppierebbero.


Si dice spesso che ai giovani italiani manchi spirito di imprenditorialità. Sei d'accordo con questa affermazione?
In parte. Tanta gente non è stimolata, ha paura. Altri non hanno voglia di mettersi in gioco. Al contempo la burocrazia e le tasse troppo elevate non incentivano a mettersi in proprio.


Pensi che l'imprenditoria femminile e giovanile sia stata adeguatamente promossa dalle Istituzioni?
No, ma in realtà non ne usufruisco. Il mio commercialista mi ha fatto capire che non mi conveniva.


Hai fiducia nelle Istituzioni in questo momento?
No, aiutano sempre e solo chi vogliono. Per non parlare del fatto che noi giovani imprenditori paghiamo cifre astronomiche in tasse che di certo spaventano.


Se avessi di fronte il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero cosa le chiederesti?
Di poter assumere personale senza troppe tasse perchè così aiutiamo la gente che ha bisogno di lavorare, riattiviamo l'economia, ripartiamo.


Disoccupato=Persona che non ha voglia di cercare lavoro. Sei d'accordo con questa affermazione?
Si e No. La parola crisi viene usata a volte come scusante da coloro che non hanno voglia di lavorare; è anche vero che altri fanno fatica a trovare lavoro e capisco le loro difficoltà. Momentaneamente poi non conviene mettersi in proprio. Non ci si guadagna abbastanza e il rischio di andare in perdita è elevato. Anche se credo che sia un rischio che bisogna correre. Per venire incontro alla gente in questo periodo ho dovuto abbassare i prezzi in maniera molto significativa.


Che consiglio daresti ai giovani di oggi?
Diamoci da fare, cerchiamo di tirare fuori il meglio dalla crisi, cogliamo le opportunità!



giovedì 28 giugno 2012

I SOGNI VANNO SEMPRE INSEGUITI



Ciao a tutti!
Mi chiamo Paolo Zucchi sono un ragazzo Italo–Guatemalteco e vivo in Sardegna ormai da 10 anni. Sono nato a Città del Guatemala 15/10/1982, ho trascorso la mia infanzia viaggiando da un continente all’altro a causa del lavoro dei miei genitori. Guatemala, Tanzania, Repubblica Domenicana e il Salvador sono solo alcune delle nazioni dove ho mosso i primi passi, ho vissuto nel bel mezzo di 2 guerre civili. 

Dopo una infanzia un pò turbolenta, dovuta ai vari spostamenti, nel 1998 sono arrivato in Italia, il mio sogno era quello di diventare un famoso Chef, proprio per questo mi iscrissi e alla scuola alberghiera a Cagliari.
La mia adolescenza è stato contrassegnata da un grosso lutto in famiglia, mentre frequentavo il secondo anno di superiori, mio padre muore in Bosnia, si trovava li per lavoro, fu un grosso colpo per tutta la mia famiglia. Fu l’inizio di mille difficoltà che io, mia madre e mia sorella fummo costretti ad affrontare con tanto coraggio. A Cagliari la vita per noi non era facile, soli senza nessuno appoggio e senza un lavoro, all’epoca infatti mia madre non lavorava. La scelta più facile sarebbe stata quella di tornare in Guatemala dai miei parenti ma prendemmo la decisione di tener duro e continuare la nostra vita in Italia. Mi diplomai e inizia ad aiutare mia madre che in quel periodo aveva dei problemi di salute, lavoravo come lavapiatti fin quando un giorno pensando fra me e me mi dissi: Paolo devi fare qualcosa di veramente importante sia per te che per la tua famiglia!!!

Così cominciai a mandare mille Cv senza nessun tipo di esperienza lavorativa e dopo tanto ricevetti una risposta per partire in Guatemala un anno tramite il servizio civile.
Ritornare nella mia terra di origine ad aiutare la popolazione reduce dalla guerra civile, la stessa che io avevo vissuto con  miei occhi, mi servì per capire ciò che volevo fare nel mio futuro! Visitai posti poverissimi e devastati dalla guerra.
Qualche tempo dopo partecipai ad un bando che poi vinsi, riguardante i senza tetto e l’immigrazione in California e Tijuana, fu un anno fantastico, fra Tijuana e Cuidad Juarez, fra i posti più pericolosi al mondo. Li verificai con i miei stessi occhi le tante problematiche sociali che affliggono il paese, dal traffico di droga a quello di persone. Ricordo come se fosse oggi il mio primo incontro con uno dei membri di una fra le organizzazioni mafiose più pericolose in assoluto, Zetas, per ottenere il permesso di aprire una mensa per i poveri.

Sono stato poi in California, dove mi preoccupavo tutti i giorni di dare un pasto caldo ai poveri ed immigrati.

Dopo quest’ultima esperienza me ne tornai in Italia e presi la decisione di continuare gli studi. Mi iscrissi alla facoltà di Scienze Politiche di Cagliari all’età di 25 anni, avevo il mondo contro e nessuno credeva in me ma io ero deciso, determinato nella mia scelta. L’anno scorso in perfetto tempo con il corso di studi presi la laurea triennale e nel frattempo presi parte a tanti progetti di volontariato. Il più importante fu senz’altro il Volontariato Europeo in Costa esperienza che mi ha permesso di vivere in una comunità indigena in mezzo alla giungla e di confrontarmi con un mondo completamente diverso dal mio. 


Tramite la borsa Leonardo poi sono stato in Romania per tre mesi dove sono stato a contatto con la comunità Rom.
Prima della laurea sono stato nelle Nazioni Unite per partecipare ad un seminario e in seguito a Washington al fondo internazionale per la Pace (dentro l'OSA) infine di nuovo in Guatemala per portare avanti un progetto di cooperazione internazionale finanziato dalle varie cooperazioni tra cui quella Italiana per togliere i giovani dalla strada.

Lo scorso ottobre mi sono iscritto alla magistrale in Scienze per la Pace a Pisa, per continuare a migliorare la mia formazione e le mie conoscenze. Attualmente sto seguendo dei corsi di peace keeping. Il mio sogno di diventare Diplomatico e rappresentare il Guatemala in giro per il mondo si sta avverando, dopo tanti anni di sacrificio (niente è gratis in questa vita) mi è arrivata una comunicazione dove mi dice che sono e tra gli ultimi candidati per entrare a far parte del corpo diplomatico Guatemalteco, il quale  rappresenterà il nostro paese al Onu, EU e molti stati.
Con la mia esperienza di vita voglio dire ai giovani che i sogni vanno seguiti e bisogna tenere duro e lottare contro tutto e tutti.

mercoledì 27 giugno 2012

INTERVISTA SU RADIO UNIVERSAL 87.5 FM

Domani 27 giugno 2012 alle ore 10:30, sull'emittente radio UNIVERSAL 87.5 FM, Alessia Bottone parlerà della disoccupazione e del movimento che si sta creando attorno a lei.


http://www.radiouniversal.eu/


martedì 26 giugno 2012

MA PERCHE' CONTINUIAMO AD ACCETTARE TUTTO QUESTO? IO CHIEDO RISPETTO

La testimonianza di una "nostra inviata" a Berlino che redarguisce chi punta il dito solo verso il Belpaese: "La soluzione non è emigrare".

Forme di sfruttamento contemporaneo. Nel cuore della nostra democratica Europa.

Berlino, era ormai da anni il mio chiodo fisso. Avevo visitato più di una volta la capitale tedesca e ne ero rimasta del tutto affascinata. Pensavo che la storia lacerante che l’aveva colpita ed inghiottita avesse insegnato molto alle persone che vi vivono. Pensavo, ingenuamente, che Berlino fosse il nuovo punto di partenza europeo. La luce di speranza in questa generalizzata situazione di crisi e stallo. Mi sbagliavo.

Questa è la mia storia.
Mando molti CV ovunque. Infine mi chiamano per un colloquio. Si tratta di una startup che lavora sul web, una ditta fino ad allora a me completamente sconosciuta che pare riscuota parecchio successo nel campo.
Un giovane rampollo di buona famiglia mi fa il colloquio e le parole chiave che ne escono sono: “soldi”, “successo” e “competizione”. Il contratto ha una durata di tre mesi e lo stipendio è pari a 600€. I tre mesi sono di prova, se sei tra “i migliori” poi potrai restare e guadagnare un sacco di soldi. Ricorda però, solo i “migliori” possono restare. Sì va bene, anche se il tutto mi lascia notevolmente perplessa essendo la mia indole completamente differente ovvero per nulla competitiva e assai lontana dalle perfide logiche del mercato. Un lavoro comunque mi serve.
Due giorni dopo ricevo una mail: mi hanno presa! Bella felice faccio i bagagli: finalmente vivrò nella città dei miei sogni!

Primo giorno di lavoro: l’ufficio è situato nel cuore del business berlinese. Edificio nuovo, openspace, tante scrivanie bianche una vicina all’altra, ognuno ha il suo pc. La stanza brulica di ragazzi come me provenienti da ogni angolo di Europa, poliglotti e plurilaureati. Mi siedo di fianco ad una collega italiana. Mi spiega la nostra mansione. Costruire un sito passando 8 ore inserendo immagini nelle cartelle di questa nuova piattaforma online. E la pausa? Se vuoi la puoi fare però non troppo lunga altrimenti la devi recuperare alla fine della giornata. Ah, ok. Mi viene fatto firmare il contratto che ha una durata di un mese e mezzo e non di tre. Chiedo il perché. Perché sono arrivata tardi. Tardi rispetto a cosa? Che scelta ho? Sono lì e firmo. Forse quello è stato l’errore. Un lavoro comunque mi serve.

Condizioni lavorative: devi inserire il maggiore numero di immagini possibile e di alta qualità. Non ti devi fermare: i perdenti, coloro che non producono, non fanno parte del team. Ah ok!
Fine giornata: il rampollo arrogante esce con una lavagna e su questa compaiono i nostri nomi e di fianco i numeri che corrispondono alle immagini che abbiamo caricato. Solo i migliori vincono. Ed infatti vengono annunciati i vincitori della giornata in stile serata degli oscar hollywoodiani: “…and the winner is…!”. Se vinci tre o quattro volte la settimana puoi ricevere un bonus di 100€. Ah, ok!

La testa mi fa male e gli occhi mi bruciano. Fa niente. Alle 17.00 finisce il turno, molti restano ancora a proseguire il loro onesto lavoro. Io esco perché devo cercare un appartamento, devo aprirmi un conto, devo reperire una montagna di documenti che la burocrazia tedesca richiede. Per fortuna siamo nell’Europa unita.
Secondo giorno: vengo a scoprire dalla mia collega che il nostro stipendio è in realtà di 495€ (causa tasse varie) perché 600€ non sono netti, ma lordi. Ah ok! Anche se al colloquio non mi avevano detto questo. Molti dei miei colleghi internazionali restano oltre l’orario ufficialmente richiesto a svolgere il loro onesto lavoro. Nessuno si lamenta. Ma perchè nessuno si rende conto che pare di vivere realmente il film di Virzì “Tutta la vita davanti”? Nessuno dice nulla.

Decimo giorno: cambiamo ufficio e ci spostiamo in un altro quartiere, all’ultimo piano di un interessante edificio di archeologia industriale. La mia mansione cambia, curo la pagina Facebook e cerco di sponsorizzare il nuovo sito. Faccio del mio meglio, secondo le mie possibilità. In fondo è la prima volta che mi trovo a fare questo tipo di lavoro.
Nel frattempo arrivano le vacanze di Natale e il contratto sta per giungere a conclusione. Momento di suspance: il giovane rampollo comunica che alcuni di noi, ma ovviamente solo i migliori e i più produttivi, potranno rimanere. Gli altri se ne dovranno andare. Ah ok! Ma quando me lo dicono? Io finisco dopodomani. Ma se non mi dicono di rimanere io nemmeno ho il tempo per cercare qualcosa di meglio. Ah, ok!

Ultimo giorno: arriva il colloquio decisivo con il rampollo. Salgo ai piani alti. Mi presento, nemmeno sa chi sono, non ha il mio CV sottomano e non ha la più pallida idea di quello che mi deve dire. Comincia a fare considerazioni generali e positive relative al gruppo dei ragazzi italiani, ma non ha la minima idea di chi sia io, di quale sia il mio background universitario e lavorativo. In base a cosa allora deciderai che sono una dei migliori e che ho lavorato più o meno bene?? In un periodo della durata di circa un mese di stage che cosa vuoi capire?
Attenzione, attenzione! Arriva la domanda fatidica, nocciolo del colloquio di altissimo livello professionale: “Ma tu sei rimasta quotidianamente in ufficio oltre l’orario canonico di lavoro?” Io rispondo fermamente: “No!” e a questa parolina avrei voluto aggiungere una serie infinita di considerazioni. Il mio volto forse lascia trasparire il mio disappunto e il rampollo mi chiede in un perfetto inglese anglosassone: “Do you have something to complain?” Dico di no, ma sbaglio. Avrei dovuto dire quello che pensavo.

Avrei dovuto poi ricevere, nel fine settimana o la domenica sera, la mail delle HR con la risposta relativa al mio futuro lavorativo nell’azienda. Non ricevo assolutamente nulla fino al lunedì mattina. Così mi rimane il dubbio, vado o non vado in ufficio oggi? Scrivo una mail. Non mi hanno presa, si scusano, non motivano la scelta, mi ringraziano e sperano che resti fan della pagina Facebook relativa al sito. Questo ultimo punto certo è molto importante.

Ora mi trovo qui e non ho nemmeno ricevuto il bonifico che mi spetta. Ovviamente si scusano di cuore per il ritardo nel pagamento.
Questo è il nuovo sfruttamento dell’era contemporanea. L’apoteosi di quello che si definisce “precariato”.
Ma perché continuiamo ad accettare tutto questo? Io chiedo rispetto.


UNA VALIGIA PIENA DI SOGNI: DAL NICARAGUA CON FURORE!

La testimonianza di Eleonora: 

Ciao! Ho deciso di scrivere su questo blog non solo perché mi ritrovo nel progetto che intende portare avanti ma anche per rendere merito ad un’ottima idea che una cara amica sta coltivando con passione e convinzione e che davvero può essere un modo per affacciarsi alle tante Italie che ognuno di noi vive quotidianamente.

Mi chiamo Eleonora e ho 26 anni. Sono nata e cresciuta in Sardegna, l’isola che tutti conoscono per il suo mare caraibico, le spiagge bianche, il cibo genuino e purtroppo per il Billionaire di Briatore, ma che molti non conoscono per la sua gente capace, tenace, pronta a mille sacrifici, che cerca con fatica di andare avanti scontrandosi con le mille difficoltà quotidiane di un territorio, che sfortunatamente offre poche opportunità ai giovani e soffre l’assenza dell’impegno delle istituzioni.


Nonostante ciò, io ho scelto di studiare Scienze Politiche nella mia città e nel frattempo ho vinto una borsa di studio Erasmus a Barcellona, grazie alla quale ho potuto imparare un’altra lingua straniera, conoscere un’altra università e moltissime persone interessanti che in qualche modo hanno cambiato la mia vita. Nel 2010 mi sono laureata in Relazioni Internazionali col massimo dei voti e una tesi molto apprezzata, perché trattava di un argomento nuovo ai più sconosciuto e allora proprio in commissione di laurea mi era stato detto che valeva la pena organizzare dei seminari sul tema per far sì che la mia tesi avesse una risonanza… bhé tali seminari, come potete ben immaginare, non sono mai stati organizzati, e così ho pensato di provare a specializzarmi ulteriormente, lasciando la mia isoletta e frequentando un master in Cooperazione Internazionale e Sviluppo, presso l’ISPI di Milano. 


Il master è stata sicuramente un’esperienza interessante, che mi ha permesso di aprire la mente, di conoscere tante persone con cui potevo condividere sogni, dubbi e incertezze sul futuro ma soprattutto di avvicinarmi al mestiere meraviglioso del cooperante. Alla fine del master, infatti, sono partita per il Nicaragua per fare uno stage all’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni)… finalmente un sogno che si avvera che subito ha un però: l’internship non prevede nessun tipo di salario e nessun rimborso spese. E così per l’ennesima volta, mi sono ritrovata a chiedere aiuto ai miei genitori perché da sola non avrei potuto affrontare neanche la metà delle spese e loro ben contenti hanno continuato ad investire su di me, pur affrontando tanti sacrifici, per evitare che i miei sogni si spegnessero come purtroppo oggi succede alla maggior parte. Sono partita con la mia valigia di sogni e belle speranze e davvero ho iniziato a fare il lavoro che ho sempre sognato, mi sono confrontata con una realtà diversa, ho conosciuto tantissime persone che mi hanno lasciato un segno e non ho dimenticato nessuno dei loro sorrisi. Sono entrata a far parte di un team già consolidato che mi ha accolto a braccia aperte, non mi ha mai fatto sentire la “nuova” o l’"ultima arrivata” e ha scelto di puntare su di me, su una giovane laureata senza esperienza ma con molto entusiasmo e voglia di imparare.



Durante l’internship, ho cercato di essere una vera e propria spugna per apprendere quanto più possibile nel minor tempo e i miei sforzi sono stati premiati quando la mia capa mi ha chiesto di non andar via e di restare altri quattro mesi, perché non voleva perdere una risorsa e che proprio per questo avrebbe fatto i salti mortali per pagarmi uno stipendio vero, che per la prima volta mi ha reso del tutto indipendente. La mia piccola grande conquista: finalmente potevo fare il lavoro che ho sempre desiderato, rientrare a casa sfinita ma appagata e non dover chiedere niente alla mia famiglia. È stata un’occasione straordinaria dal punto di vista umano e professionale e il Nicaragua, oltre che per altri mille motivi, è un paese che mi rimarrà nel cuore per la sua volontà di scommettere sui giovani perché siamo noi il motore del futuro.

Adesso da due mesi sono rientrata in Italia e mi trovo nella giungla dell’invio curricula da nord a sud, che non so ancora cosa mi riserverà ma non mi voglio arrendere al fatto che nel proprio paese non si possano avverare i propri sogni e muoio dalla voglia di fare qualcosa per offrire all’Italia la mia professionalità e il mio entusiasmo. Voglio continuare ad immaginarmi un futuro, che per lo meno in parte soddisfi le mie aspettative. 
Da questo punto di vista, ho anche scelto di fare qualcosa di molto importante per la mia vita personale perché non voglio arrendermi all’idea che trovare un lavoro appagante e realizzare un sogno professionale escludano il poter costruire una famiglia, quindi a Settembre indosserò l’abito bianco e sposerò Alberto, il mio compagno da tre anni, che come me tutti i giorni combatte per non vedere i nostri sogni svanire in una nuvola di fumo e che, pur essendo tra i fortunati ad avere un lavoro interessante per cui ha studiato e si è impegnato tanto, ha sempre voglia di cambiare le cose.

NOI RAGAZZI DELLA EX GENERAZIONE 1000 EURO



Salve,mi chiamo XXXX ho 24 anni e sono uno delle tante persone rimaste colpite dalla lettera di Alessia. Pochi giorni fa mentre ero a “lavoro” mi sono imbattuto in un discorso al quanto comune che si può tenere in un ufficio tra ragazzi... un discorso che però in quel caso ha suscitato qualcosa di diverso in me. Una strana sensazione forse provocata dalla lettera di Alessia.

Fatto sta che ho iniziato a elaborare un'idea al quanto strana che vorrei rendere pubblica affinché si possa concludere qualcosa di buono. In fondo stiamo tutti remando verso la stessa meta. Prima di spiegarvi il tutto vorrei parlarvi un po’ di me e della mia situazione. Come vi ho già detto ho 24 anni e “LAVORO” su uno studio di “Consulenza del lavoro” da quasi 3 anni. Sottolineo ed evidenzio lavoro perché è un parolone.

Per quello che mi pagano andrebbe meglio Mi SFRUTTANO per 9 ore al giorno circa con una paga di 450 euro al mese da circa un anno (prima prendevo 300 euro al mese e addirittura i primi mesi 200 euro).Questo sfruttare purtroppo, oltre al fattore economico indecente (in quanto dovrei percepire più di 1000 euro al mese più tredicesima e quattordicesima che non ho mai visto cosi come ferie permessi e festività ecc... un miraggio), ti distrugge come persona perché come puoi trovare stimoli in un lavoro, che ritengo molto interessante, se poi ti pagano una miseria e non vieni mai gratificato? Come puoi svegliarti la mattina con la voglia di alzarti e dire ok andiamo a farci sfruttare ancora un po' tanto prima o poi qualcosa dovrà cambiare? Nonostante tutto io vado ogni santa mattina a lavoro perché ho bisogno anche di quei 450 euro per tirare avanti e non mi tiro indietro davanti a niente e nessuno. Ho lavorato anche per meno in ristoranti o nei mercati. Ho lavorato in una fabbrica per un anno ovviamente sottopagato e a nero per 6 mesi, ho fatto di tutto e ora cerco di arrotondare con pratiche esterne che faccio per conto mio e riesco ad arrivare si e no a 550 massimo 600 euro al mese “se mi va bene” uscendo di casa alle 8 di mattina e tornando alle 8 di sera e continuando a lavorare la sera a casa mia.

Tutto questo purtroppo non mi fa essere ottimista sul futuro, vorrei tanto fare più di quel che faccio ma non ho il tempo materiale. Adesso che vi ho raccontato un po’ di me vorrei spiegarvi la mia idea e come è venuta fuori.Tutti sappiamo che ci sono vere e proprio distinzioni di stipendi alcune ovviamente meritati, altri invece sono a mio parere veri e propri REGALI. (Inutile citare i vari parlamentari che per recarsi ogni tanto a lavoro e giocare con i propri ipad prendono migliaia e migliaia di euro).

Purtroppo da loro non possiamo aspettarci un bel niente... non ci aspettiamo che facciano leggi al caso delle persone come me o che stanno nella mia situazione, se poi non hanno nemmeno il coraggio di ridursi lo stipendio essendo poi coscienti che guadagnano ben di più delle proprie possibilità conoscenze e professionalità. Se avessero un briciolo di coscienza tutto questo non sarebbe mai successo. Chiusa questa parentesi io vorrei rivolgermi alle persone che secondo me potrebbero (almeno alcune) fare qualche passo in nostro soccorso. Vorrei fare una campagna di sensibilizzazione verso i calciatori professionisti e gli allenatori. Io sono un grande appassionato di sport e soprattutto di calcio. Ultimamente ho sentito parlare persone (l’ultima che mi ricordo è stato L’allenatore Mondonico) i quali affermavano che lavorano per passione e non per soldi. Prima di tutto io vorrei ricordare a tutti i lettori che il calcio è un gioco e in quanto tale dovrebbe essere solo un piacere farlo..

Ok che a certi livelli diventa un calcio professionistico ma sempre un gioco rimane. Perché queste persone devono essere pagate in modo cosi sproporzionato per praticare un gioco? Secondo voi loro non lo sanno che vengono pagati in modo spropositato? Ok ci sono sacrifici da fare, non si sta mai con le famiglie, ma come loro ci sono tanti lavoratori che si spaccano la schiena senza vedere mogli e figli per mesi e sicuramente non vengono pagati come loro. Perché non li induciamo a ragionare o meglio ancora ad ammettere e a far si che tutto questo spreco di soldi finisca? Cosa se ne fanno di tutti questi soldi oltre a comprare auto di lusso case ville isole ecc... Ho capito che sono persone fortunate e che hanno ricevuto un dono che è quello di saper giocare a calcio ma è anche vero che tutto questa grava sull’economia di tutto un paese che non è solo l’Italia. Tutti i migliori calciatori fanno parte di una nazione che non vive nel lusso. Perché come tutti sappiamo è l’intero pianeta che sta andando allo sfascio.

Tutti i migliori calciatori potrebbero avere dei figli nella nostra stessa situazione se non fosse che loro possono garantirgli una vita migliore per i soldi che guadagnano. Quello che penso io è che con i soldi che guadagnate potreste investire su un qualcosa che permetta alle persone meno fortunate di voi di guadagnare uno stipendio normale. Aprire attività, finanziare progetti ecc... Con i soldi che guadagnate in PIU’ potreste rendervi partecipi di una campagna per i giovani che appena diplomati o laureati vorrebbero entrare nel mondo del lavoro che non c’è. Con tutti i soldi che guadagnate i posti di lavoro secondo me li potreste pure inventare e sarebbero solo un guadagno perché l’economia gira e come mi dissero una volta se i soldi ci sono ci sono per tutti.

Non unitevi alle persone che se ne fregano di tutto e continuano a fare i comodi loro prendendo stipendi faraonici e portando avanti una politica allo sfascio della nazione. Distinguetevi per il buon senso. Mi appello a voi perché questo blog oltre a un punto di incontro di persone in difficoltà possa essere anche una fonte di idee e se la mia può essere vista come assurda e bizzarra mi prenderò le mie responsabilità ma almeno ci ho provato. Spero facciate lo stesso voi. Io invierò questa lettera a tutti i giornali sportivi e al Presidente del Calcio Napoli che reputo una persona per bene e nel suo essere imprenditore è riuscito (almeno lui) a mettere un tetto stipendi (che spero si abbassi sempre di più perché anche questo è spropositato).

lunedì 25 giugno 2012

MI STANNO RUBANDO I SOGNI



La testimonianza di Luca:

Mi chiamo Luca, ho 28 anni e abito in Piemonte. Non è semplice scrivere un post quando si hanno tante cose in testa come in questo momento. Cercherò comunque di essere il più chiaro possibile nel mio intervento. Mi sono riconosciuto molto nella canzone di Emma Marrone che ha vinto l'edizione 2012 del festival di Sanremo, la canzone si intitola "Non è l'inferno" ma pensandoci un po' su e riflettendo sulla mia personale situazione e su quella di tanti giovani come me credo che ormai questo nostro Paese sia peggio dell'inferno.

Non avrei mai pensato di trovarmi a 28 anni in un limbo di frustrazioni, immaginavo di vivere la mia gioventù diversamente, di poter trovare un lavoro per poter vivere dignitosamente e potermi realizzare con sacrifici ed umiltà. Credo sia il pensiero di tanti, una cosa semplicemente normale direbbero tutti e invece tutto va al contrario. Mi trovo senza lavoro dopo aver conseguito una laurea magistrale, nonostante la mia giovane età nella mia vita mi sono adattato a fare diversi lavori, o meglio ho accettato di venire sfruttato semplicemente per potermi guadagnare qualcosa ed essere un po' più indipendente. 

Non ho vizi, non fumo, non bevo, non mi drogo, sono una persona seria, uno di quei tanti giovani che ha tanta voglia di lavorare ma che vorrebbe farlo in regola (ma anche questa pare una pretesa assurda al giorno d'oggi). In questi anni ho inviato un marea di curriculum in ogni dove, i colloqui che ho svolto li conto sulle dita di una mano, per il resto nessuno ha mai risposto. 

Mi chiedo se sia così difficile rispondere sì o no ad una persona senza lasciarla in ballo per giorni, forse però è impossibile chiedere anche un minimo di educazione e etica civile. Credete sia divertente non potersi mai comprare nulla perchè non si hanno i soldi per poterlo fare, ma non parlo di appartamenti o automobili, parlo della carne o del pesce. Credete sia divertente non poter fare nemmeno un pensierino alla persona a cui tenete perchè non avete un soldo in tasca? Il problema è che essere senza soldi perchè non lavori ti lascia sempre più solo ed entri in un tornado di negatività che ti trascina e ti sbatte di qua o di là senza farti capire neanche più dove sei. Ti senti completamente inutile, ti senti un peso, vorresti sparire. Io spesso vorrei essere in cima ad una montagna e gridare quanto mi sento solo e abbandonato. Dov'è lo Stato, dove sono le istituzioni?!? 

La verità è che siamo soli e abbandonati a noi stessi. La cosa che mi fa veramente arrabbiare è che tutto va avanti come se niente fosse, pare che la maggior parte dei giovani sia sotto sedativi, anestetizzata, felice della situazione e infatti nessuno sta facendo niente per cambiarla. 

Forse siamo contenti così? Non ho problemi e non mi vergogno a dire che sono un ragazzo di 28 anni depresso perchè nessuno mi dà una chances o un'opportunità. Il mio futuro semplicemente non lo vedo, mi stanno rubando i sogni e le aspirazioni e vivo alla giornata continuando ad inviare curriculum. Ormai però non ci credo più, non credo più a nessuno, a nessuna speranza positiva e a nessun cambiamento, d'altronde chi può salvarci da questo inferno?

sabato 23 giugno 2012

QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA


Nonostante questo blog esista da pochi giorni, sono moltissime le persone che mi scrivono per parlare, per confrontarsi, per sfogarsi. Oggi ho avuto il piacere di parlare con Antonio (nome inventato per la privacy).
Antonio, ha 40 anni, terza media, un curriculum fitto di esperienze di lavoro, come imbianchino, spazzino, guardia giurata etc. Ha una bimba piccola e una moglie da mantenere e non trova lavoro. È a casa da mesi. 
In un momento di disperazione ha scritto al Ministro del lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero chiedendo aiuto e ottenendo la seguente risposta: 


"Buona sera, mi dispiace davvero di sentire la sua difficilissima situazione. Purtroppo posso soltanto darle alcuni semplici suggerimenti, anche perché non ho conoscenze specifiche sulla sua città, anche se posso immaginare che sia non diversa da quella della maggior parte del nostro Sud.
Ha provato con l'Agenzia per il Lavoro della sua città, dicendosi disponibile a qualunque offerta, purché regolare? Ha provato a rivolgersi alla Caritas o ad altre istituzioni che aiutano non soltanto sul piano del bisogno immediato, ma anche a costruire qualche prospettiva? Ci sono altre istituzioni che possono aiutarla? Neppure sua moglie riesce a trovare un lavoro, magari part time? Forse sono ingenua, ma mi è difficile darle altri suggerimenti.
 Vorrei però aggiungere di allontanare da lei i brutti propositi dei quali parla nella sua lettera. Lo faccia per sua moglie e per la sua bambina. E provi invece a non perdersi d'animo. Voglio davvero augurarle di trovare almeno una occasione di lavoro nel breve periodo, dalla quale ripartire. Un cordiale saluto e un abbraccio alla sua bambina! 
Elsa Fornero".


Continuo a rileggere la risposta del Ministro Fornero e non posso che confermare e comprendere la sfiducia della persone nei confronti delle Istituzioni incapaci di dare risposte concrete ai cittadini. 


Ecco, vorrei adesso confrontare questa risposta con quella di una signora sessantenne che chiamerò Stefania per la privacy, che risponde alla mia lettera pubblicata sul quotidiano L'Arena di Verona il 17 Giugno scorso. 


"L'istinto mi ha fatto pensare immediatamente che i soldini per continuare quel corso potevo "anticiparli" io e se non vuoi restare in debito quando lavorerai e guadagnerai me li restituirai. 
Oggi a quasi sessant'anni penso che privarsi di "qualcosa", affinché qualcuno ne faccia un uso migliore penso sia un sacrosanto dovere".


venerdì 22 giugno 2012

L'ITALIA CHE VORREI



C'è un Italia bellissima, fatta di piccole persone nascoste, che giorno per giorno, ora dopo ora contribuiscono a creare l'Italia che vorrei. Una di queste persone è Giovanni (nome inventato per la privacy). 

Giovanni ed io ci siamo conosciuti oggi a pranzo. Dopo avermi cercata per parecchio tempo tramite il giornale L'Arena, mi ha trovata per spiegarmi come mai è rimasto colpito dalla mia lettera. 

Giovanni è un over 70, è veronese, si è costruito la sua vita e la sua carriera giorno per giorno, dominato dall'ottimismo e da una profonda fiducia nel prossimo. Parlo di lui perchè lo considero "il regalo più grande" di tutta questa vicenda.

Riporto le sue parole precise: "Vorrei donarti i soldi per pagarti il corso. Sai, leggere la tua lettera mi ha commosso. Ho nipoti che vivono la tua stessa situazione ed io li aiuto. E vorrei aiutare anche te, perchè sono quelli come te che meritano per la loro onestà e la loro voglia di fare". 

Ho tentato in tutti i modi di rifiutare quei soldi, spiegando che a me non servivano più perchè quel corso non dovevo più pagarlo. Ma non è servito a nulla, Giovanni sembra molto dispiaciuto, ed io non me la sento di tradire la fiducia di questa persona. 

Ho accettato quindi. Ma ci tengo a precisare che questi soldi verranno direttamente investiti nel nostro progetto, nel blog, nella pubblicità e negli strumenti necessari per poter avviare indagini statistiche sul territorio veronese. 

Approfitto per ringraziare anche Stefania (nome inventato per la privacy). Anche Stefania è una veronese over 70 che si offre di aiutarmi economicamente. 

Grazie Stefania, le tue parole e il tuo apprezzamento nei confronti della vita, ci invogliano a fare ancora di più! Accetteremo solo se accetterai di investirli in questo progetto. 

Grazie all'Italia che vorrei!

MAMMA O CARRIERA? IO HO SCELTO ENTRAMBE!



Pubblichiamo oggi la storia di Valentina, una ragazza che mi piace definire "mamma coraggio".

Ci racconti un pò di te?
Mi chiamo Valentina e sono laureanda in Scienze Politiche. Cinque anni fa ho scelto questo percorso di studi perchè sono piena di ideali, anche se in molti me lo hanno sconsigliato dicendomi che non serviva a nulla. Io ci credo davvero, nonostante tutto. Ho 27 anni e ho un bambino di 16 mesi. E' arrivato all'improvviso e mi ha riempito la vita. Ho un diploma linguistico e parlo cinque lingue e nello specifico parlo perfettamente il francese in quanto ho studiato, grazie ad una borsa di studio Erasmus, per un anno presso la Facoltà di Scienze Politiche a Bordeaux. Quando sono tornata nel 2010 ho scoperto di essere incinta. Siccome da tempo ormai avevo pianificato di fare uno stage a Roma presso una ONG non ho voluto rinunciarvi nonostante la gravidanza e mi sono detta "Beh, tanto anche a Roma ci sono dei ginecologi". E cosi sono partita,ho fatto le valigie, e ho cercato casa a Roma spronata dal mio ragazzo e dalla mia famiglia che mi è sempre stata accanto. Inizialmente ho avuto paura della reazione che avrebbero potuto avere i miei colleghi e datori di lavoro nello scoprire la mia gravidanza, e invece mi hanno accolta benissimo. 

Quanto tempo sei rimasta a Roma?
Sono rimasta quattro mesi, il tempo di "avere una pancia bella grossa". Poi all'ottavo mese di gravidanza sono tornata a casa, ho dato un esame e ho partorito. 

Poi cosa è successo?
Il mio bambino è cresciuto e ho terminato gli esami. Ho iniziato a scrivere la tesi e ho iniziato a cercare un altro stage a Bruxelles per avere maggiori prospettive di lavoro future.

E lo hai trovato?
Si, partirò a Settembre per Bruxelles, e lavorerò presso European Women's Lobby che si occupa di tematiche femminili. A settembre il bambino verrà con me e troverò un asilo per lui. Se non dovessi trovarlo lo lascerò a casa dei miei genitori e tornerò ogni tre settimane per vederlo. 

Sei Preoccupata? Come vivi questa scelta? Ti senti in colpa?
Si, il solo pensiero di staccarmi da lui mi fa inorridire, ma penso che lo sto facendo per lui, per costruirgli un futuro migliore. Lo guarderò crescere su Skype!

Come vedi il tuo futuro?
Non lo vedo. La mia generazione non può progettare. Scadiamo ogni sei mesi, allo scadere del contratto.

Saresti disposta a cambiare sogno e tipo di lavoro?
Certo! Del resto lo sto già facendo, lavoro come hostess e animatrice per bambini.

Esiste la laurea giusta?
Una volta si. Oggi non più. In ogni caso mi chiedo se ci iscrivessimo tutti a Medicina, Ingegneria e Informatica avremmo un surplus di laureati in queste discipline. Mi chiedo se piuttosto non sarebbe meglio prevedere il numero chiuso per tutte le facoltà. Non è possibile a mio parere strutturare il sistema universitario sulla base delle esigenze di mercato, si rischia di mercificare la cultura. 

Cosa chiedi alle Istituzioni?
Politiche per la famiglia che aiutino le donne a non dover scegliere tra il mandare avanti una famiglia e il lavoro. Chiedo di pensare a politiche per la natalità. I famosi 1500,00 euro donati nel 2005 per i nuovi nati, li possiamo considerare  solo un regalino. Non bastano neanche per comprare culla e pannolini!

Quali sono le tue speranze per il futuro?
Mi auguro che tutto ciò che sta succedendo adesso e il movimento che si sta creando attorno a te, che hai sollevato la questione della disoccupazione giovanile continui ad andare avanti. Dobbiamo prendere le redini in mano della situazione e metterci in gioco. I "bamboccioni" esistono, ma sono meno rispetto ai giovani impegnati!

Come possiamo fare fronte a ciò che succede oggi in Italia?
Ammettere che gli anni delle vacche grasse sono finiti, accettare uno stile di vita diverso e chiedere alle Istituzioni aiuto per costruire il domani dei nostri figli. 




MI SCUSI SIGNORINA, LEI E' SPOSATA?HA INTENZIONE DI SPOSARSI O DI AVERE FIGLI?



Pubblichiamo oggi la storia di Sara, una ragazza con "tanta voglia di sposarsi, ma senza soldi per poterlo farlo causa crisi e ormai mancanza di sogni".




Mi chiamo Sara, ho 24 anni e abito in un paese in provincia di Verona.
Sono diplomata in ragioneria (non male anche come votazione), ho frequentato dei corsi di specializzazione (gratuiti fatti dal fondo sociale europeo, ed alcuni dall'Enaip di Verona) per fare curriculum, visto che fare l'università (anche se era un mio grande sogno) non potevo permettermela in quanto essendo 5 in famiglia, non potevo certo chiedere ai miei genitori di mantenermi.
Non vi ho detto che i miei genitori sono separati, ormai da quando ero piccola, da questo triste evento ho imparato ad essere molto autonoma e a non dover mai mai chiedere niente a nessuno perchè poi qualcuno vorrà sempre qualcosa in cambio.
Ho sempre fatto di tutto, fin da quando avevo 16 anni nell'estate e anche durante l'anno scolastico facevo la baby sitter, pulizie in casa delle persone, operaia, aiutavo la zia nei campi, insomma di tutto (alla faccia che noi giovani siamo dei bamboccioni).
Quello che sto cercando ora è solo un lavoro monotono, come diceva il nostro caro Premier, un lavoro su cui poter contare, poter fare affidamento anche solo per pagare le classiche bollette di casa, per dare una mano in casa e per poter spiccare il volo e andarmene di casa.
Tra i miei sogni c'è quello di potermi fare una famiglia, andare a vivere con il mio ragazzo e potermi mantenere da sola ma ahimè ora non si può!
Poi un giorno dei tanti, arriva la chiamata per un colloquio come segretaria, tutta felice come una bambina mi reco all'azienda e fra vari discorsi lavorativi con il responsabile salta fuori la domanda: "SIGNORINA LEI E' SPOSATA?VUOLE AVERE FIGLI PER CASO?" PERCHE' LE VEDO UN ANELLO AL DITO!"
Io risposi: "No non sono sposata, è semplicemente un regalo del mio ragazzo, anche perchè soldi per sposarmi, non avendo un lavoro mi risulterebbe difficile ma in futuro chissà "
Dalla faccia del responsabile, già il fatto che gli avessi detto che solo ci pensavo, insomma mi sono bruciata l'opportunità.
Poi un giorno la stessa ditta mi richiama, (dopo aver provato 2 ragazze in STAGE E NON PAGATE) per farmi un secondo colloquio e io presa dalla rabbia e dalla disperazione, mi tolgo anche l'anello e me lo nascondo in tasca sicura che forse questo giro sarebbe andata diversamente!
Mi fa il colloquio una ragazzina di 18 anni appena, sarà stata la figlia del capo credo (alla faccia della meritocrazia di cui tanto si parla) perchè il padre era impegnato a leggere il giornale (troppo importante per potermi ascoltare 5 minuti)  mi fa anche lei i soliti discorsi e poi spunta la domandina:"SEI SPOSATA??? VUOI AVERE FIGLI??"
ALLORA RAGAZZI IO PROPRIO NON POSSO ACCETTARLO, CHE UNA RAGAZZINA DI 18 ANNI CHE ANCORA NON SA COME SI FA STARE AL MONDO, MI CHIEDA COSA VOGLIO IO DALLA MIA VITA, QUANDO LEI E' LI SOLO PERCHE' HA LA FORTUNA DI AVERE IL PADRE CON UN AZIENDA AVVIATA!!
Io le rispondo:" NO GUARDI SONO LESBICA, E PURE STERILE", (nulla contro i gay per carità) ma proprio avevo i  fumi dalle orecchie e l'unica risposta che mi è uscita dalla bocca è stata quella!
Bhe solo la sua reazione mi ha ripagato delle mille umiliazioni prese in precedenza, no perchè quando vai a cercare lavoro ed esci di casa alle 8  con il tuo fagotto pieno di sogni e speranze ti ritrovi gente così (e molto peggio ne avrei da raccontare) che ti stroncano le gambe, e torni a casa con il tuo umore sotto le scarpe pensi tutto in negativo
COSI MI RITROVO A CASA, A 24 ANNI E A SENTIRMI UNA PERSONA INUTILE PERCHE' PUR AVENDO VOGLIA DI LAVORARE NON NE HO LA POSSIBILITA'
CHE DEVO FARE?

Sara

Lavoriamo per Voi

La sede

Alessia Bottone - fondatrice e portavoce

Paola Lucchi - ufficio stampa


Carolina Zorzi - ufficio stampa

giovedì 21 giugno 2012

Affaritaliani.libero.it intervista Alessia Bottone


Il video qui:
video INTERVISTA AFFARI ITALIANI ad Alessia Bottone

Il riassunto realizzato da Affaritaliani.it dell'intervista ad Alessia Bottone del 21 giugno 2012.


Alessia, 26 anni neolaureata, è stata protagonista di una speciale diretta ad Affaritaliani.it. Veronese indomita, la sua storia è già diventata un caso. Ha abitato in sette Paesi diversi ha svolto uno stage a Bruxelles e uno a Ginevra presso l'Onu. Dopo il ritorno in Italia, lo zero assoluto. "Parlo quattro lingue, ho pelato patate in Irlanda e in Francia per avere un futuro migliore. Ora mi ritrovo senza sogno, quello che ho coltivato per tanti anni e che mi rendeva così determinata. Mi ritrovo senza soldi sufficienti anche solo per emigrare".
"A 16 anni avevo deciso di lavorare nel settore dei diritti umani", spiega Alessia. "Ho lavorato per anni come cameriera per poter, a 21 anni, partire per l'estero. Sono stata a Barcellona, in Irlanda e in Francia. Ho lavorato in una comunità indigena in Costa Rica e poi sono stata in Svizzera. Mi sono occupata di tematiche femminili a Bruxelles e di disarmo alle Nazioni Uniti a Ginevra. Questi cinque anni sono volati, sono stati entusiasmanti".
Dopo il ritorno in Italia cominciano i problemi: "Non mi sono mai illusa, mi andava benissimo partire anche da uno stage. Ma non c'è nemmeno questa possibilità. Ho mandato qualcosa come duecento curricula, non solo in Italia. Mi sono candidata per qualsiasi lavoro ma ogni volta c'è un problema diverso. Per fare la hostess sono troppo bassa, per fare la cameriera troppo qualificata. Non so più che cosa fare. Ho 15 curricula diversi, 15 identità, come una specie di Zelig che cerca di adattarsi alle diverse proposte di lavoro".
Alessia si arrabbia quando sente dire che i giovani di oggi sono fannulloni: "Una parte non ha la minima partecipazione, ma la maggioranza hanno tante idee, progetti e voglia di lavorare. Solo che non sanno a chi rivolgersi, c'è poca informazione". Alessia, lasciata a casa con un sms da un lavoro di due giorni alla settimana in un bar, ha cominciato a chiedersi se magari fosse lei a non funzionare: "Ma tutti i miei superiori mi hanno sempre scritto lettere di referenze ed erano contente di me. Ci sono tante persone nelle mie condizioni. Proposte indecenti dai datori di lavoro? Parecchie, nonostante non sia Claudia Schiffer".
Che cosa consiglierebbe alla Fornero e al governo Monti per risolvere il problema dei giovani? "Lo stage all'estero viene pagato ed è un inserimento nel mondo del lavoro. Qui si fa esperienza per 4 o 5 anni e alla fine ci si ritrova ancora a fare stage. Non è giusto, ci vuole una regolamentazione. Ci accontentiamo di un apprendistato e di un lavoro da 700 euro. Se facciamo fuori i giovani che futuro abbiamo?"
La sua lettera, pubblicata in prima pagina dall'"Arena", non ha portato a risposte soddisfacenti, ma nonostante questo non si perde d'animo: "Ho ancora fiducia. La politica? Ecco, nei partiti non credo più. Fornero? Più fatti e meno lacrime. Senza eccezioni. Grillo? Può portare un cambiamento. Se mi chiamassero andrei in parlamento perché credo sia il momento di cooperare e non di distruggere". Il suo sogno è quello di "aprire una piccola fattoria in campagna e da lì occuparmi di problemi sociali. Non ho mai avuto problemi a sporcarmi le mani".
Se gli si chiede se vede il suo futuro in Italia o all'estero risponde che "partire è troppo facile. Mi piacerebbe restare in Italia. Dobbiamo unirci in un movimento per far sentire la nostra voce. Un primo passo può essere l'associazione Italia Camp, che si incontra il prossimo 30 giugno a Catanzaro". Sul Veneto: "Una volta era un modello per il lavoro, ora è crollato tutto. Ci si è accorti di questo con tutti i suicidi degli imprenditori. E' per questo che hanno pubblicato la mia lettera. Se l'avessi scritta due anni fa sarebbe caduta nel vuoto".

fonte: affaritaliani.libero.it

mercoledì 20 giugno 2012

Da Nord a Sud: Parliamone!

Sono passati alcuni giorni da quando il giornale L'Arena ha pubblicato la mia lettera, da quando una voce concitata mi ripeteva "Sei in prima pagina, sei in prima pagina". E da allora la mia mente non ha smesso di vagare, di pensare. Ho cominciato a credere che non tutto era perduto, che qualcosa si poteva fare davvero. Nel frattempo sono stata intervistata, mi è stato proposto di tenere alcuni discorsi a feste di partito, di andare in televisione. Ma io vorrei ascoltare voi. Vorrei sapere dove vivete e cosa fate, quali sono i vostri sogni e quali sono i vostri programmi per il futuro. Vorrei per una volta che giovani e meno giovani raccontassero le loro esperienze, le loro sensazioni, le loro paure, ma anche le loro speranze ed i loro successi. Vorrei raccontare ciò che realmente accade in Italia, da Nord a Sud. Perchè questa crisi, non ci divide, ma ci accomuna; e forse, sarà solo unendo le nostre voci che potremo davvero fare qualcosa!