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domenica 14 ottobre 2012

IL BLOG SI SPOSTA: NUOVO INDIRIZZO



Cari lettori, da oggi il blog si sposta su wordpress. Il nuovo indirizzo è http://danordasudparliamone.wordpress.com/ . Vi aspettiamo numerosi come sempre!
Alessia Bottone 

venerdì 12 ottobre 2012

LA RISPOSTA NASCE SPONTANEA

Cara Alessia,
Scrivo su questo tuo blog perché supporto il tuo coraggio, la tua intraprendenza e la tua voglia di continuare a crederci e a crescere. Credo che questa tua iniziativa possa essere utile per raccogliere storie vere, storie di persone ordinarie che lottano quotidianamente con dignità per mantenere una dignità. Decido di scrivere per raccontare in breve la mia storia, o meglio la storia dei miei ultimi 4/5 anni. Mi ha colpito in particolare il fatto che qualcuno ti commentasse che in fondo se non trovi lavoro è perché magari sei tu ad essere sbagliata o la tua scelta scolastica ad essere ardita e inappropriata per l' Italia. Io mi sono laureata in lingue straniere per la comunicazione internazionale, un percorso un po' vago lo ammetto (ma allo stesso tempo mi dico anche che se questo corso di laurea esiste immagino che chi l abbia progettato abbia pensato che rispondesse a dei bisogni di mercato concreti (cito il mio esempio ma potrei citarne molti altri dato che questo argomento richiederebbe un post a parte). Ad ogni modo mi sono detta che studiare lingue straniere e comunicazione potesse essere una scelta efficace. Mi sono laureata di triennale nel 2007; ho proseguito con la laurea specialistica. Durante i due anni di specialistica ( per rispondere al prof.)ho fatto l’Erasmus, il tirocinio Leonardo da vinci, ho svolto i tirocini formativi per il conseguimento di crediti didattici come da percorso standard, ho lavorato come tutor di studenti in vacanza studio all'estero durante l' estate per migliorare le mie conoscenze linguistiche. Devo assolutamente ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre supportato economicamente, altrimenti non ce l' avrei fatta. Tuttavia mi dono sempre data da fare lavorando part-time per i 5 anni di studio in una piscina. Prima ancora di laurearmi ho iniziato a cercare lavoro pensando che queste esperienze mi avessero adeguatamente formato per essere inserita nel mercato del lavoro. Non ho mai avuto la pretesa di diventare manager d'azienda precisiamo, ma quella di fare qualcosa che si allineasse ai miei studi si. Iniziano qui lo scontro con la realtà: mi rendo conto che la mia laurea non è sufficiente, così come le esperienze all'estero. Per carità interessanti ma..
Cerco allora di rimediare in qualche modo e capire quali possono essere le vie papabili sul mercato. Mi rivolgo ai centri per l'impiego locali, provinciali e regionali, lo sportello per l Europa, partecipo a workshop e seminari per compilate il cv, per capire le tendenze del mercato. A settembre 2009 frequento un corso in euro progettazione per capirne di più sui finanziamenti europei, i fondi, bandi, le risorse.... Un corso presso un istituto tanto riconosciuto quanto caro: circa 700 euro per un mese! E va beh un investimento! Mi laureo a novembre e dopo tanti colloqui trovo uno stage per progettare percorsi di formazione finanziata! Che bello! Ma è gratis! E va beh un altro investimento! Come faccio? Ho 26 anni! Decido allora di trovarmi un lavoretto per permettermi di continuare a guadagnare come ho sempre fatto durante gli studi. Mi sembra infatti assurdo che durante l università io potessi guadagnare mentre invece una volta entrata nel mondo del lavoro le mie entrate siano pari a zero! Lavoro così la sera dalle 18.00 alle 21.00 presso una scuola privata come insegnante di inglese e francese: praticamente guadagno circa 600 euro al mese con in lavoro serale e lavoro 8 ore al giorno gratis! Per un totale di 11 ore al giorno. Ma non mi arrendo. Dopo 3 mesi di prova (perché lo stage prevedeva anche dai tre ai 6 mesi di prova) mi dicono che mi sono meritata un minimo rimborso della Modica cifra di 100 euro al mese! Il problema è che mi sento anche fortunata! Al quarto mese, mi sento presa in giro e me ne vado decide do di fare l insegnante a tempo pieno e mettere qualche soldi o da pare. L anno dopo arriva la grande occasione: mi accettano Per fare uno stage al campus delle nazioni unite di Torino per l organizzazione internazionale del lavoro. Uno stage di 6 medi, non pagato ovviamente. Sembra una contraddizione che l OIL permetta tale pratica ma chiaramente e un occasione che non voglio perdere: ho 27 anni, mi sono laureata in lingue e oltretutto presso un università che non e tra le più rinomate in Italia, figuriamoci all’ estero per cui mi sento fortunata. Un altro investimento. Ricomincio a lavorare 11 ore al giorno: stage+part time come insegnante.... E' davvero un periodo pesante: il Mi fidanzato praticamente lo vedo una volta alla settimana e viviamo nella stessa città.! Termino lo stage senza alcuna prospettiva di rimanere ed alquanto delusa da un sistema che ha permesso che io facessi uno stage formativo in università e due stage post laurea senza lasciarmi nemmeno una speranza. A marzo 2011 vengo selezionata per uno stage a Ginevra presso un istituto di ricerca e formazione delle nazioni unite: è il mio campo e quel che voglio fare perché coniuga comunicazione, formazione e ricerca ma. Non e pagato. Cosa faccio? Ginevra e la città più cara d Europa. Mi faccio due conti: ho lavorato due anni come una pazza e sono riuscita a mettere qualcosa da parte, e mie nonne impietosite ed incredule che la loro nipote " che ha studiato tanto" non riesca a trovare un lavoro mi fanno un prestito e così parto alla volta di Ginevra. Mi ricordo ancora di essere passata da casa della mia migliore amica prima di partire e di essere scoppiata in lacrime per l esasperazione: stavo facendo la scelta giusta investendo 7000 euro per vivere a Ginevra 6 mesi ( oltretutto in maniera sobria considerando gli standard di vita?) mi dico che sarebbe stato l'ultimo stage e che al termine sarei tornata in Italia a lavorare come cameriera, baby-sitter, dog-sitter,, qualsiasi cosa pur di essere pagata ed avere un contratto. Oggi vi scrivo ancora da Ginevra: mi e andata bene. E stata un esperienza che ne e valsa la pena. Non dico che chiunque debba partire e lasciare l Italia perché nel mio caso devo ringraziare la mia famiglia che mi ha permesso questa avventura e sono stata fortunata che per una volta ero al posto giusto nel momento giusto e a fine stage ho ottenuto un contratto. Per carità non a tempo indeterminato ma abbastanza da guadagnare e vivere un po' serena. Mi piacerebbe tanto tornare a Torino perché mi manca la mia città, la mia famiglia e i miei cari, vorrei fare qualcosa che contribuisca al mio paese ma al momento sono in un posto che mi offre un lavoro che mi piace (ci tengo a ribadire che mi occupo di formazione a distanza e comunicazione, pertanto sono cose che potrei fare anche a Torino, non fuori dal mondo ecco), vengo pagata abbastanza bene e ho opportunità di crescita. La risposta nasce spontanea.

IN UNA POSIZIONE DI STALLO

Ciao Alessia,




Io mi chiamo Antonino Cucinotta, ho 26 anni (tra un mese ne farò 27), sono uno Specializzando nel corso di Laurea Magistrale in Scienze Economico - aziendali presso l'Università degli studi di Messina ma sono intenzionato a finire gli studi e quindi trasferirmi presso L'università di Milano - Bicocca (in quanto domicilio attualmente a Milano), per colmare almeno così il fatto di essermi Laureato al Sud, quindi sperare di avere qualche chance in più.
Sono una persona semplice e umile.
All'età di undici anni ho iniziato a lavorare, saltuariamente, presso impianti di carburanti (come lavavetri), come cameriere (presso lidi, pizzerie ect..) altresì ho fatto anche l'istruttore di karate per diversi anni. Tutto questo fino all'età di 25 anni.
Inoltre, ho maturato anche le seguenti esperienze lavorative:
- sei mesi di pratica presso un Dottore commercialista non retribuito dal Gennaio a Giugno 2011
- un mese ho lavorato come Operatore call Center a 180 euro al mese con contratto a progetto, non rientrando quindi neanche nelle spese che sostenevo per recarmi sul luogo di lavoro.
- ho fatto uno stage di due mesi presso un Dottore commercialista (Consulente del Lavoro).
In sintesi mi sono dato sempre da fare, già da piccolo sia per aiutare i miei genitori ma anche per me stesso.
Tutto ciò si può consultare tra le mie info sia sul profilo fb che Linkedin.
Per quanto riguarda la ricerca del lavoro, già al diciottesimo anno di età compiuto ho iniziato a mandare Curricula di qua e di la, verso settori di attività che sono più in linea con gli studi da me intrapresi.
Nell'ultimo hanno mezzo, nello specifico, il mio tempo dedicato alla ricerca è stato di circa il 100%, tant'è che mi sono girato le seguenti città: Messina (la mia città natale), Cosenza, Roma, Bologna, Bergamo, Pavia ed infine Milano (la città dove Domicilio attualmente) spesso anche a piedi, in silenzio, con umiltà e da solo.
Questa ricerca più che attiva, infatti mi ha portato anche a trascurare po gli studi.
Ho capito che avere esperienze lavorative è molto importante.
Le suddette ricerche fino ad oggi hanno fruttato diversi colloqui , nei settori di attività e aziendali di mio interesse, ma nessuno, a parte l'esperienze sopra citate, mi ha dato l'opportunità di iniziare, ho solo avuto porte chiuse in faccia, sentendomi anche preso in giro sia da parte dalle aziende in cui ho fatto i colloqui che dalle agenzie per il lavoro, oltre che a vederne di tutti colori.
Sempre nell'ultimo anno e mezzo ho cercato anche d trovare, soprattutto nella zona dell'Hinterland Milanese e in centro città, lavori come cameriere, addetto alle pulizie, come commesso, ma niente di niente.
Tra le altre cose volevo riferirti che ho chiesto anche aiuti ad alcuni comuni (province zona est di Milano), come quello di Masate, Basiano e Trezzo sull'Adda, ma si sono negati nell'aiutarmi. Ho chiesto anche aiuto alla chiesa, e si è negata anche Lei. Risultato, ho dovuto dormire per diversi giorni da solo presso la stazione centrale di Milano come un senzatetto perché non mi potevo permettere un alloggio.
Oltre ai colloqui ho provato a fare anche diversi concorsi pubblici, non ti dico e non ti conto, immagina lo schifo che ho potuto vedere.
Le mie gambe hanno macinato moltissimi Km, ma nonostante questo non demordo, continuo ad andare avanti come un treno, anzi peggio.
Oltre a lavorare ho trovato anche un piccolo spazio per praticare Karate Kyokushinkai e diventare
campione Italiano per tre anni consecutivi (tutto questo nella fase adolescenziale).
 
 
L'aspetto che trovo più assurdo è che cercano esperienze lavorative di durata rilevante anche per gli stage. Per questo motivo, per quanto concerne il reinserirmi nel mondo del lavoro, mi trovo in un punto fermo, in una posizione di stallo.
Il mercato del lavoro italiano, a mio avviso è insensato, in-logico.
 
Alessia ti dico solo una cosa sono arrabbiato di brutto.
Voglio lottare insieme a te per riprendermi/ci i nostro diritti.
Sicuramente capirai come mi sento dentro, in quanto mi sembra di capire che anche tu ci sei passata.
 
Questo che ti ho scritto è quanto.
Ciao





giovedì 11 ottobre 2012

LE FAREMO SAPERE

Carissima,
Sono capitata quasi per puro caso nel tuo blog e immediatamente ho sentito l'urgenza di raccontare la mia esperienza di 24enne italiana e precaria. So di essere in buona compagnia, so di non essere nient'altro una goccia in un'oceano, come so che la mia situazione potrebbe essere molto meno drammatica di quelle di tanti altri con tanto di anni di Università alle spalle, ma è tanta la rabbia che ogni giorno mi assale nel vedere quanto siano ingiuste le cose, ogni giorno, e mi sento veramente in dovere di alzare la voce.


Premetto che non ho mai frequentato l'Università, ho un semplice diploma di Operatore Turistico. Nel Febbraio 2010 parto per lavorare in Irlanda e grazie ad un uso fluente dell'inglese e a tanti sacrifici trovo lavoro dopo una manciata di settimane, presso una catena alberghiera, come addetta alle prenotazioni. Mi pagano 1650 euro netti al mese. Riesco, a 22 anni, ad avere l'indipendenza che sognavo da tempo: una casa tutta mia, i risparmi. Dopo quasi un anno e svariati colloqui vengo assunta nella sede europea di Apple come addetta al servizio clienti per il mercato italiano: paga ancora migliore, un milione di benefits, tanto stress ma tutto profumatamente ripagato. Era il lavoro che sognavo da tempo e che molta gente con lauree e masters mi invidiava. Nonostante soffrissi la lontananza dalla mia famiglia e la mancanza del sole, ero felice e appagata. Purtroppo però, per motivi famigliari e di salute ritorno a malincuore in Italia, dopo quasi 3 anni passati all'estero in cui credo di essermi fatta una buona esperienza lavorativa, esperienza che, se non avessi mai lasciato l'Italia, difficilmente avrei avuto la possibilità di farmi.

Arrivo in Italia e come sto facendo tutt'ora, invio miriadi di curriculum a call centre, uffici, aziende; ma anche a negozi, supermercati ed imprese di pulizia. Per mesi, il nulla. Poi, una mattina, mi risponde via mail un tizio della Vodafone, cerca addette al call centre per presa appuntamenti. Al colloquio mi propone 5 euro l'ora per un part time la mattina, che è già nulla, ovviamente senza contratto, il classico fisso mensile più provvigioni. Vivendo ancora con i miei e dovendo sostenere spese pressochè limitate, accetto. Dopo circa tre giorni di lavoro totalmente demotivante, di telefonate a gente che non vuole saperne nulla della promozione adsl e internet e che ti chiude (giustamente) il telefono in faccia, mi vengono dette testuali parole:"Signorina, come vede è un brutto momento per la produttività per questo mese il fisso dovrà scendere a 2 euro e 50 l'ora". 2 euro e 50! Una cosa assolutamente ridicola, umiliante, dal momento che il bus che prendo ogni mattina per raggiungere il suddetto ufficio mi costa 1 euro e 50 solo andata. Schifata, lascio il tutto.
Da quel momento ad oggi, è stato tutto un susseguirsi di colloqui, risposte senza certezze, di "le faremo sapere", contratti a progetto, a somministrazione, di una settimana, massimo un mese. E' triste sapere di aver sacrificato tutto per 3 anni, all'estero, essere riusciuti a fare qualcosa di grande, che dovrebbe essere riconosciuto correttamente, per poi tornare a casa e rimanere a mani vuote, e sapere che non si è mai adatti: si è troppo qualificati, non si hanno le giuste qualità, il profilo non è quello che cerchiamo. Ogni voltà c'è una motivazione diversa. Vorrei vivere in un paese in cui si venga premiati in base alle capacità, al talento, e non alle conoscenze, ai "ganci". All'estero questo discorso non sussiste. C'è un concetto ben diverso di meritocrazia e io ho avuto la fortuna di vederlo con i miei occhi.
Ma non voglio lasciare nuovamente il mio paese, voglio restare e lottare per il mio futuro.

Ti ringrazio per lo sfogo e complimenti per tutto quello che hai fatto e che fai.
Con affetto,
A.

mercoledì 10 ottobre 2012

OVERQUALIFIED


27 anni. Laurea in Mediazione Linguistica (inglese, francese e spagnolo), erasmus in Francia, Master a Londra in Traduzione ed Interpretariato, stage in Spagna e New York e specialistica in Comunicazione e Marketing Multilingue (inglese, francese, spagnolo e tedesco) a Bruxelles completata quest’estate. Questo è il mio profilo, più o meno. 

Profilo che almeno in Italia sembra non essere abbastanza per trovare un buon lavoro. Così, sono sbarcata di nuovo qui a Londra dove in meno di tre settimane ho trovato un bellissimo lavoro nell’e-commerce di moda di lusso Net-à-Porter: il mio sogno, in fondo, era entrare nel mondo della moda. Difficile ovunque, vero, ma mai forse come in Italia.

Ho iniziato la mia ricerca di lavoro quest’estate mandando curriculum un po’ ovunque tra Londra, Milano e Parigi. Ovviamente, come immaginavo, le sole risposte ottenute sono state qui a Londra, città aperta alla multiculturalità e all’accoglienza di giovani laureati. Eppure anche qui a Londra le cose non sono state affatto facili, avendo ricevuto molte porte in faccia anche qui o offerte di stage non pagati. Ecco, vorrei per prima cosa parlare di questi benedetti stage: in Francia sono finalmente diventati illegali, nel senso che gli stagisti devo essere retribuiti almeno la fascia minima di stipendio, novità al momento introdotta solo in Francia. 

Io sono davvero stanca di vedere aziende (grandi aziende per altro, e multinazionali) che offrono stage su stage a studenti e neolaureati con il solo scopo di sfruttarne le capacità per mansioni che nessuno degli impiegati all'interno dell’azienda vuole svolgere. Sono stufa di vedere aziende che offrono stage non retribuiti e che poi neanche garantiscono l’assunzione allo stagista, anzi. Più volte ho visto aziende offrire a me e ad amici stage non retribuiti a Londra, Milano, New York ripetendo la solita clausola annessa: non possiamo poi garantirti un posto di lavoro ma al massimo aiutarti a trovarlo. Cosa? E io dovrei venire a lavorare gratuitamente per voi per poi non avere neanche un posto di lavoro nella vostra azienda? 

Ma dico, queste aziende si rendono conto di cosa possa significare vivere in una grande città come Milano senza guadagnare un euro? Secondo loro a 27 anni un giovane dovrebbe ancora dipendere dai propri genitori tanto per aggiungere al suo curriculum l’ennesimo stage? Gli stage inizialmente erano stati concepiti come passaggi quasi obbligati verso l’inserimento del giovani all'interno dell’azienda. Oggi non lo sono più: oggi servono esclusivamente alle aziende per avere un impiegato in più che svolga un buon lavoro GRATIS! Ecco perché finalmente in Francia lo stage non retribuito è divenuto illegale. Solo un paese però. Ovviamente in Italia è impossibile arrivarci vero? Ecco questo chiederei al caro ministro Fornero che tanto sembrava prodigarsi a favore dei giovani! Io, è vero, debbo ritenermi fortunata per aver trovato così subito un lavoro (in 2 settimane, ma in tempi italiani praticamente in un giorno!) che sì, mi piace anche se non è ancora ciò che voglio. Ma è un inizio ed è ben pagato. E poi qui in Inghilterra c’è una grandissima mobilità sociale: una volta che hai un lavoro puoi muoverti facilmente e passare dal lavorare nell’informatica al Marketing, o da assistente a Manager in un dipartimento completamente diverso nella stessa azienda. E’ questo che manca all’Italia. Noi siamo troppo rigidi: in Italia se sei laureato in Giornalismo puoi far solo il giornalista come mestiere, nessun azienda ti assumerebbe per fare qualcosa di diverso. Qui no, ed è questo il bello! Ho una mia amica laureata in teatro e cinema che lavora nel marketing! Ecco, questo in Italia non succederebbe MAI!

Sarò stata anche fortunata ad aver trovato lavoro così subito ma a tutto c’è un prezzo da pagare.  Io sono stata costretta a trasferirmi di nuovo in un altro paese, con un'altra cultura ed altre abitudini quando magari io, dopo i miei tanti viaggi, sarei voluta restare in Italia, a Milano, e costruire forse lì la mia vita. Non è giusto che un giovane sia obbligato a spostarsi altrove perché IL SUO PAESE non gli garantisce un impiego decente! Io continuo a chiedermi a questo punto a cosa siano serviti tutti questi anni di studio, tutti questi sacrifici fatti da mia madre (di cui sono a carico) se poi devo ritrovarmi a non avere un lavoro nel mio paese e ad averlo in un altro dove sono comunque “overqualified”. Certo, perché qui in Gran Bretagna, e soprattutto per il lavoro entry level che ora inizierò, bastava una laurea breve e non tutti questi Master e specialistiche. Qui, laureata alla triennale o specialistica è esattamente la stessa cosa: vieni comunque considerata una “fresh graduate” con le stesse identiche opportunità di lavoro che ha un laureato alla triennale britannico. La verità è qui, più che gli studi, conta l’esperienza e tutti, dico tutti, qui iniziano a lavorare a 22/23 anni, subito dopo la loro laurea. E’ ridicolo per me avere manager che abbiano la mia età o qualche anno meno di me, mentre io sono praticamente al mio primo vero impiego. Tutte le aziende, sia qui che in Italia, cercano un profilo con esperienza e questa è l’ennesima cosa che mi fa andare in bestia dopo gli stage. Ma dico, come faccio ad avere esperienza se sono appena laureata e se tutte le aziende vogliono qualcuno con un minimo di esperienza? Come faccio se magari non ho mamma e papà che mi passano i soldini per farmi fare duemila stage gratuiti che mi diano un po’ di “esperienza” (che spesso neanche basta)? 

Io credo che ci sia proprio da sradicare certe mentalità e preconcetti prima di tutti degli employers italiani. Guardiamo all'Inghilterra o alla Francia, sono questi gli esempi che dovremo cercare di emulare per non lasciare che i pochi giovani ancora rimasti in Italia non scappino anche loro all'estero  Pochi giorni fa il famoso giornale londinese l’Evening Standard ha denunciato l’alto tasso di disoccupazione giovanile a Londra, riportando storie di giovani 19enni o 20enni disoccupati provenienti spesso da ceti bassi e senza diplomi di laurea. L’Evening Standard ha promosso dunque un’iniziativa chiamata “Ladder for London” affinché grandi e piccole aziende assumessero questi giovanissimi senza futuro in contratti di apprendistato. I risultati sono stati enormi: perfino la Goldman Sach ha assunto una decina di apprendisti nella propria azienda. Parlo di ragazzi che vanno dai 17 anni ai 20/21 e che non possiedono neanche un diploma di laurea! Ecco dove sta la  differenza tra noi e l’Inghilterra: nella mentalità delle aziende, dei politici e soprattutto dell’opinione pubblica

Cara Alessia, io sono con te e continuerò a lottare con te e gli altri  anche da Londra, con la speranza che un giorno possa tornare in Italia e non lasciare che questo bel paese diventi un paese di soli pensionati. 

martedì 9 ottobre 2012

QUINTA COLONNA E MATTINO5

Cari lettori,
 
per chi non lo sapesse ieri ed oggi sono stata ospite di due programmi televisivi: Quinta Colonna su Rete4 e Mattino5. Vi allego i link delle trasmissioni.
 
 
Mi auguro che ciò che sto facendo vi dia la forza di reagire e di dire adesso basta, un'altra Italia si può!

Ne approfitto per ringraziarvi del vostro sostegno!
 
Alessia Bottone

PERCHÉ DEVO FUGGIRE DAL MIO STATO, QUELLO STATO CHE DOVREBBE TUTELARMI?

Ciao Alessia,
non so bene ancora se scriverti qui è giusto, il tuo blog è pieno stracolmo di messaggi che leggerli tutti è davvero un'impresa!
Sono laureata alla triennale in Economia e Marketing e alla specialistica in Economia aziendale, conseguita a pieni voti, il tutto in tempo! Durante i miei studi non mi sono mai fermata, tirocini e stage a go-go!! Tutto quello che si poteva, andava bene perché avevo un solo grande obiettivo: maturare quell'esperienza tanto richiesta nel mondo del lavoro. Insomma, non volevo arrivare alla laurea solo con un pezzo di carta in mano. Diciamo che questo mi ha caratterizzata quando lo scorso anno a marzo mi sono messa alla ricerca di lavoro! Proprio durante la tesi stavo facendo un tirocinio nell'ufficio crediti di un noto istituto bancario. Finito questo dopo poche settimane ho avuto una serie di colloqui. Uno di questi è andato a buon fine!
Cercavano una centralinista per una banca, con contratto a tempo determinato per 6 mesi, ho accettato senza esitazioni, non mi importava se la mia laurea consentiva di aspirare più in alto. Una volta entrata avrei potuto mostrare quanto valevo. Così tra una telefonata, una fax e una fotocopia ho studiato il processo del credito esistente. Ovviamente questa cosa è stata fin da subito notata, e le mie aspirazioni sono venute a galla di lì a poco. Dopo circa un mese, le esigenze dell'Istituto sono mutate e mi è stato offerto di cambiare ruolo: "salire di un piano" e lavorare nell'ufficio crediti. Una soddisfazione arrivata alle 17.30 di un caldo venerdì pomeriggio di luglio.
 
 
Dalla settimana successiva subito nel nuovo ufficio. Tanto c'era da imparare, non sempre facilitata dai colleghi più anziani che a volte più che insegnare "giocavano al gioco del silenzio". Sono state le prime ravvisaglie delle difficoltà dell'Istituto, i colleghi erano ostili perché avevano a cuore quel posto di lavoro! Inoltre, l'ufficio crediti è un ufficio in cui tipicamente si approda dopo anni di esperienza e io giovane centralinista forse non ero sempre ben vista. Ho sgomitato per capire, ho passato notti insonni pensando che forse non ce l'avrei mai fatta, avevo incubi sui possibili errori fatti!! Passati i primi mesi, un'altra opportunità: la banca stava intraprendendo la strada di un nuovo strumento finanziario serviva qualcuno che passasse ore e ore in archivio a sfogliare vecchi documenti e vecchie pratiche, mi sono offerta, ho lavorato fino a tardi la sera, il sabato mattina e avessi potuto sarei andata anche alla domenica!
 
Mi sono divisa tra quanto dovevo imparare sui crediti, quanto volevo capire sulla nuova opportunità finanziaria, ho messo da parte le mie incertezze e le mie paure e ho tirato fuori una grinta che mai avrei pensato di avere! Non volevo solo starmene alla mia scrivania e nell'archivio volevo entrare a far parte di quel nuovo progetto complesso più che mai! Ho dimostrato fin da subito la mia esigenza di imparare ma soprattutto di guadagnarmi magari un "prolungamento del contratto". Così è stato a dicembre è arrivato il rinnovo del contratto per ulteriori 6 mesi. Mi sono stati affidati progetti più o meno importanti.
Nel frattempo però aleggiava nell'aria la crisi, la crisi che ha colpito anche il mondo delle banche con impieghi spesso troppo appesantiti da crediti no performing.
A giugno il mio contratto era in scadenza, le nuove strategie aziendali intraprese prevedono il blocco delle assunzioni. Nonostante le notti insonni passate dopo i primi colleghi non confermati, pareva che le mie competenze e conoscenze fossero riconosciute, sembrava infatti esistesse un modo per rinnovare il mio contratto nuovamente per 6 mesi. Ok, ho preso questa notizia con gioia, certo non era un lavoro fisso ma con l'aria che tira era una certezza per altri sei mesi. Invece no, qualcosa non è andato, la legge e la burocrazia hanno fatto la sua, e a luglio mi hanno convocato per dirmi che il proseguo per 6 mesi non era più possibile.
Così da luglio sono a casa, disoccupata, dopo aver percorso più di un anno in ambiente che sembrava il mio ormai, avevo ottenuto la complicità e la collaborazione tanto ricercata dai colleghi. Avevo lavorato oltre l'orario (ovviamente senza richiedere un minuto di straordinario), avevo dato ascolto alla parola "noi vogliamo continuare a lavorare con te", non avevo inoltrato più domande pensavo di iniziare a farlo in prossimità della nuova scadenza. Ho messo la mia vita nelle loro mani, ho creduto alle loro parole, ma soprattutto nelle mille camicie che avevo sudato per ottenere il rinnovo. Ho atteso la loro lettera di referenza e da fine luglio ho iniziato ad inviare nuovamente curriculum, quello che mi sconvolge ogni giorno di più è che il mio telefona non squilla! Non so se è il momento, mi sembra di capire che molti sono nelle mie condizioni, ma il mio timore più grande è di aver subito "dopo il danno, la beffa!". Ricordi quella frase "una volta entrata in banca non ci esci più? Ecco io ci sono uscita, seppur non per causa mia. E se ora nonostante le referenze, le buone parole spese sul mio cv, i selezionatori pensassero "questa non l'hanno tenuta in banca quindi forse qualcosa non è andato?”
Sono lunghi questi mesi passati in silenzio davanti al pc a cercare qualcosa. Tanti mi dicono vai all'estero e questo mi fa perdere i connotati. Perché devo arrendermi, devo scegliere la via forse più facile dal punto di vista lavorativo, ma la peggiore da punto di vista affettivo!?! Ho una famiglia che mi ama, un fidanzato che amo da quasi 8 anni con cui pensavo di avere una famiglia, una casa e magari un figlio tra qualche anno, perché devo abbandonare il mio sogno? Perché devo fuggire dal mio Stato, quello Stato che dovrebbe tutelarmi, che dovrebbe permettere che il mio sforzo tra studio e lavoro non cada invano??
Ho dimostrato grinta, che ora perdo davanti a questo schermo e a questo cellulare.
Ho bisogno di credere che ci sarà un futuro qui, accanto a chi amo, facendo quello che tanto ho faticato ad imparare.